fbpx
l'equilibrio delle lucciole va

L’equilibrio delle lucciole / Valeria Tron

Le case sono i cuori di chi le abita

L’equilibrio delle lucciole di Valeria Tron

Una delle migliori letture degli ultimi tempi, questo romanzo profondo, semplice, ma sconvolgente. La casa, le vite di chi ha preceduto, le radici sono alcuni dei temi che l’autrice affronta con il racconto di un ritorno in un piccolo paese della val Germanasca. L’essenzialità della vita, del tempo passato con l’anziana Nanà, dei sapori antichi sono la medicina per l’anima stanca e smarrita della protagonista, Adelaide.

A lei Nanà consegna, una ad una, le chiavi delle case delle persone care che ormai se ne sono andate e che lei, unica sopravvissuta, custodisce per loro. Mura, oggetti, fotografie raccontano storie di amore, sofferenza, coraggio che vanno ben oltre la memoria di Adelaide che ha conosciuto quelle persone con occhi di bambina.

“Perché la tua pelle sarà sempre la somma di quelle che ti hanno creduto possibile, anche in una lontanissima immaginazione. Ecco che cos’è un’intenzione: è la gentilezza che lanciamo dove potremo vedere, seminandola per chi arriverà a sommarci tutti”.

Perché siamo tutti la somma delle storie di chi è venuto prima di noi, in un intreccio tra persone, animali, fiori e segreti rinchiusi nelle case. E questo libro meraviglioso ce lo ricorda.

Tutto è arricchito dalle parole di una lingua antica, il patois, che per l’autrice significa memoria, ma anche futuro: meizoun, casa.

La trama

Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d’amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca. Una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica.

È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: ‘fare la muta al cuore’, come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla – insieme a una bufera di neve – c’è Nanà, ultima custode di casa, novant’anni portati con tenacia.

Levì, l’altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l’una dell’altra.

Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l’anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo. Le consegna la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo.

Leggi anche Matteo Righetto La stanza delle mele

 

Nessun commento

Invia un commento