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La montagna incantata / Thomas Mann

Ogni umanità è fondata sul rispetto del mistero umano

La montagna incantata di Thomas Mann. Più o meno ogni estate, mi dedico alla lettura di un classico. Approfitto della mente più libera, delle giornate più lunghe, per immergermi nelle pagine di un grande autore. Dopo i Buddenbrook, letto ormai qualche tempo fa, ho deciso di affrontare La montagna incantata. Un’opera imponente, che mi ha avvolta e accompagnata fino a ieri, lasciandomi poi quel senso di vuoto che resta solo dopo gli incontri importanti. E quelli con Thomas Mann sono sempre incontri importanti.

Ovviamente non sono nessuno per recensire uno dei libri più importanti della storia della letteratura del Novecento, Nobel per la Letteratura nel 1929. Ma vorrei assolutamente consigliarvi di leggerlo. Non fatevi scoraggiare dal numero imponente delle pagine, 680. Certo, serve essere lettori abbastanza esperti per avventurarsi con Hans Castorp sulle vette di Davos. Ma sono sicura che una volta che entrerete con lui nella sala ristorante del sanatorio diretto dal consigliere Behrens,  sarete già prigionieri con il protagonista dello stesso incantesimo.

Ho letto l’edizione di Corbaccio, con in appendice la lezione che Mann nel 1939 (alla vigilia di un’altra catastrofe mondiale) tenne all’università di Princeton per spiegare l’opera. Aiuterà molto a capire la genesi di un libro sconvolgente e particolare, cominciato con un’esperienza di vita.  Nato come una storia umoristica, nella quale l’autore denunciava i metodi di cura dei sanatori della sua epoca (ne aveva avuto esperienza diretta accompagnando sua moglie), è diventata un gigantesco affresco che racconta l’Europa del Novecento fino al precipizio che la porta alla Prima Guerra Mondiale.

Hans, Joachim, Settembrini, Naphta, madame Chauchat sono alcuni dei numerosi personaggi. Ciascuno racconta un proprio mondo.

Ma, soprattutto, ne la Montagna Incantata, Thomas Mann parla del Tempo. Il tempo della narrazione, il tempo in sé. Sette anni dura l’avventura di Castorp a Davos, un lunghissimo tempo quasi circolare, nel quale lo scorrere delle lancette sembra fermarsi. Fino a gettarlo nel vortice accelerato della Storia.

Castorp è un uomo privo di qualità particolari, ma giunto al sanatorio diventa gli occhi di tutti noi sul mondo. La sua curiosità intellettuale, la sua voglia di scoprire, l’entusiasmo per le nuve scoperte rappresentano l’umanità. E, come scrive Mann, “l’uomo stesso è un mistero, e ogni umanità è fondata sul rispetto del mistero umano”.

Ho sottolineato frasi e appiccicato post it per rileggere, quando ne sentirò il bisogno, alcuni passaggi di questo meraviglioso libro.

Ma, come ogni volta in cui affronto un grande libro, ora devo affrontare il vuoto lasciato. Ma una parte di me resterà sempre sul terrazzo per “la cura a sdraio”, ad ammirare la Montagna Incantata.

La trama

Il romanzo èambientato in un sanatorio svizzero, il celebre Berghof di Davos. Quando il protagonista, il giovane Hans Castorp, vi arriva, è il tipico tedesco settentrionale, un solido e rispettabile borghese; ha però le sue curiosità spirituali ed è intellettualmente aperto all’avventura. A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero dell’epoca, il suo carattere subisce un’evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia (Behrens e Krokowski), l’amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il proprio equilibrio. Nel mondo della «montagna magica» dove il tempo si dissolve e il ritmo narrativo si snoda in sequenze di ore, giorni, mesi e anni resi tutti indistinti dalla routine quotidiana, egli può liberamente crescere.

La biografia di Thomas Mann sul sito dell’Enciclopedia Treccani

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