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Non avrete il mio odio / Antoine Leiris

"Siamo in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo."

Non avrete il mio odio di Antoine Leiris
Un libro che è allo stesso tempo una coltellata e un balsamo per l’anima. Non ci consola, Antoine Leiris, anzi, ci racconta il dolore in tutta la sua estrema verità. Ma ci consegna anche l’immagine di un amore, vero, puro, intatto, che neanche un brutale assassinio in una delle notti più buie dell’Europa, almeno da quando ho memoria io e per una della mia generazione, ha potuto cancellare.“Non avrete il mio odio” ha scritto Leiris di getto, a poche ore dalla strage del Bataclan che gli ha portato via Hélène, moglie e madre del loro bimbo di 17 mesi. Un’estrema ribellione, la sfida più grande alla cultura del male, dell’oscurità. Non odiare è fare l’esatto opposto di quello che i fanatici assassini avrebbero voluto, quando hanno cercato in vano di spegnere la luce sulla Ville Lumière, sulla libertà e la fraternità. Un libro da leggere in tutta la sua estrema verità, scritto magistralmente dal giornalista che sognava di scrivere un romanzo. E che invece si è trovato costretto a parlare di sé per affrontare il dolore, la paura, il vuoto. E non si può non chiedersi: “e io?” cosa avrei fatto? Avrei ceduto all’accattivante richiamo dell’odio? Sarei diventata come loro?

“È la gente che fa la Storia” dice una canzone di De Gregori. E credo che sia così. Di fronte a eventi sconvolgenti, che rompono l’equilibrio delle nostre vite, c’è un’intima forza che nonostante tutto aiuta a sceglie il bene, la vita rispetto alla morte, la luce rispetto al buio. Anche se è difficile, doloroso e spesso per niente consolatorio.

La trama

«Non avrete il mio odio» sono le parole di Antoine Leiris che il 17 novembre 2015 – all’indomani degli attentati di Parigi e della morte della moglie al Bataclan – Facebook ha diffuso nel mondo intero. Leiris, rimasto vedovo con un bimbo di diciassette mesi, prosegue in questo libro il «diario» di quei giorni.

Le sue sono parole molto misurate – private e non politiche -, parole sobrie che travalicano l’evento in sé e che raccontano un lutto atroce, i mprovviso, il senso di perdita, il legame vitale con il figlio e i suoi timori per lui, lo smarrimento, il nuovo modo di dover guardare al mondo. È l’istantanea di un dolore, in questo sta la sua forza, quella di un uomo disarmato contro l’orrore (da qualsiasi parte provenga) eppure capace di ragionare e di esprimerlo.

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