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recensione l'occhio del pettirosso

L’occhio del pettirosso / Giuliana Altamura

L'eccesso di intelligenza sgretola le montagne

Recensione L’occhio del pettirosso

Possono le leggi fisiche e la quantistica diventare filosofia e poesia, ma anche thriller e mistero? La risposta è sì, almeno nel romanzo della bravissima Giuliana Altamura. Dalle prime pagine ho avuto l’impressione di leggere “qualcosa di diverso”. Sì, perché l’originalità dell’autrice si sposa bene con grandi classici che vengono citati, come il Faust di Goethe, tanto per citarne uno. E con i grandi temi: Bene e Male, conoscenza e mistero, ragione e fede. Errico Baroni, il protagonista, si affida alla ragione totalmente. Vuole “mettere ordine”, per difendersi dal caos, tanto per citare Deleuze e arriva fino all’essenza, fino alla quantistica. Eppure, anche giunto alle più piccole particelle che si possano pensare, ancora non ha catturato il mistero.

Greta, invece, sua moglie, è un’artista, e a differenza sua si abbandona al sentimento e al tormento.

E poi appare Jinrou, una donna cinese dalla grazia di un pettirosso, silenzi insondabili e un dono incredibile.

Non voglio rovinare il piacere della scoperta e della lettura, ma le atmosfere saranno diverse, con un tocco di gotico e di mistero che mi hanno affascinata. Ci sono un ristorante cinese che compare in mezzo alla foresta, animali notturni, strani fenomeni in una casa di montagna.

Una scoperta veramente unica. Con un messaggio che credo ognuno possa cogliere seconda la propria sensibilità ed esperienza.

L’eccesso di intelligenza sgretola le montagne

Per me significa che tante cose sono precluse alla nostra ragione. E che voler per forza comprendere e spiegare razionalmente tutto può distruggere la bellezza e la verità della realtà. Che è bellissima, proprio perché non potremo mai capirla del tutto. Non in questa vita, almeno.

La trama

Ossessionato dall’idea di raggiungere una visione quantica, Errico Baroni, fisico ricercatore al CERN, nonostante la lunga lista d’attesa riesce a farsi ricevere da Egon Meister nel suo elegante studio di Ginevra. Meister sembrerebbe essere in grado di vedere il presente, il passato e il futuro di chi gli si siede di fronte, di accedere a una visione d’insieme della realtà, oltre i confini del tempo. Da quando è alle prese con la progettazione di un computer quantistico, Errico sente solo i limiti dei suoi studi, non gli basta capire, vuole poter vedere come Meister. L’incontro con quell’uomo, che lo congeda con una frase criptica, lo sconvolge al punto tale da fargli decidere di lasciare il lavoro per qualche giorno e concedersi una vacanza in montagna con la moglie Greta nella baita di famiglia, dove aleggiano i fantasmi di un passato irrisolto.

Fino a qualche tempo prima, la relazione tra lui e la moglie lo faceva sentire vivo ma ora anche con lei qualcosa ha smesso di funzionare. Tra quelle mura Greta si sente in gabbia, non riesce a scrivere i suoi versi, si fa sempre più inquieta, mentre Errico trascorre molto tempo nel bosco. Ed è proprio in quei sentieri sperduti che verrà a conoscenza di un mistero destinato a capovolgere ogni sua convinzione. Tra fisica quantistica, alchimia e bitcoin, Giuliana Altamura, giovane scrittrice apprezzata dalla critica, ci consegna una nuova opera originalissima, che racconta con voce intimista l’inquietudine e la complessità del mondo contemporaneo.

In un’atmosfera gotica che si fa sempre più onirica e lynchiana, la tensione cresce, impercettibile ma costante, finché ci troviamo completamente coinvolti nell’ossessione del protagonista.

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