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recensione fiore di roccia

Fiore di Roccia / Ilaria Tuti

La storia dimenticata delle Portatrici carniche

Recensione Fiore di Roccia di Ilaria Tuti. Questo romanzo, regalo ricevuto a Natale, è stata una bellissima sorpresa. Conoscevo e apprezzavo già Ilaria Tuti, dal suo esordio con Fiori sopra l’inferno e poi con Ninfa dormiente.

Mi aspettavo che Fiore di Roccia fosse un ottimo romanzo, ma non pensavo che fosse così bello. La trama è interessante, coinvolgente e mi ha permesso di scoprire una pagina di Storia che purtroppo non conoscevo, quella delle portatrici carniche. Lo stile di scrittura alto, elegante, toccante, spietato e delicato a seconda della necessità, mi ha accompagnata insieme ad Agata su per le montagne impervie. A cercare di capire la guerra, l’odio, ma anche il senso del coraggio e del valore. Degli ideali di chi è pronto a sacrificare tutto per i suoi compagni e per l’Italia.

Tuti racconta la Grande Guerra dal punto di vista della gente semplice, del popolo, che si trova a patire la fame, vedere le proprie terre devastate, sentire il cannone che tuona al fronte. I bambini muoiono, i vecchi piangono figli che non torneranno, e solo la forza disperata delle donne tiene insieme un mondo che rischia di frantumarsi in milioni di pezzi. Ci sono anche grandi uomini, come il capitano Colman, ma anche il sacerdote, Ismar e il dottore.

Credo Fiore di Roccia meriti moltissimo e che Ilaria Tuti abbia ancora molte sorprese in serbo per i suoi lettori.

La trama

«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle.

Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia».

Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»

Per saperne di più sull’autrice Ilaria Tuti questo il link al sito della casa editrice.

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