fbpx
sanguina ancora di paolo nori

Sanguina ancora / Paolo Nori

L'incredibile vita di Fëdor M. Dostojevskij

Sanguina ancora di Paolo Nori.

Ben fa l’autore a definire questo libro un “romanzo” e non un saggio di letteratura come viene catalogato in libreria. La storia “straordinaria” della vita di Dostoevskij si intreccia infatti alla storia di lettore, studioso, ma soprattutto di uomo di Paolo Nori. Perché i grandi autori fanno così: raccontano quello che siamo. E lo fanno aprendo ferite che rimangono sempre.

Anche io, come Nori, ricordo esattamente il momento in cui ho letto “Delitto e castigo“, il primo libro di Dostoevskij che ho scoperto. Ero al terzo anno del liceo e non capivo perché, ma sapevo di trovarmi davanti a qualcosa di potente, che avrebbe aperto una ferita che “sanguina ancora”.

Nel libro, Nori ripercorre la vita di Dostoevskij ma racconta molto di più: i personaggi dei suoi romanzi, i grandi contemporanei, San Pietroburgo e i suoi palazzi malfamati, la Russia e la sua cultura.

Trovo semplicemente surreale il fatto che l’Università di Milano abbia inizialmente sospeso il corso di Nori sugli autori russi per ragioni di “convenienza”. Questo salvo un ripensamento tardivo con una toppa peggio del buco. E il giusto diniego dell’autore. Mai come ora abbiamo bisogno di letteratura russa, francese, italiana, americana, tedesca, africana… abbiamo bisogno di letteratura, di bellezza, di cultura, di idee, di quelle forti. Delle passioni che animano i personaggi di Dostoevskij, di ispirazione. Di bellezza che “salverà il mondo” come dice il principe Miškin nell’Idiota. Ma, in realtà, se leggete Sanguina ancora, Nori ci fa riflettere sul fatto che effettivamente Miškin quella frase non la dice mai…

La trama

Tutto comincia con “Delitto e castigo“, un romanzo che Paolo Nori legge da ragazzo: è una iniziazione e, al contempo, un’avventura. La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. “Sanguino ancora. Perché?” si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. Se da una parte Nori ricostruisce gli eventi capitali della vita di Fëdor M. Dostoevskij, dall’altra lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare.

Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol’, aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della “città più astratta e premeditata del globo terracqueo”, giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo (“Abbiate dei figli! Non c’è al mondo felicità più grande”, è lui che lo scrive), goffo, calvo, un po’ gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi. Quanto ci chiama, sembra chiedere Paolo Nori, quanto ci chiama a sentire la sua disarmante prossimità, il suo essere ferocemente solo, la sua smagliante unicità? Quanto ci chiama a riconoscere dove la sua ferita continua a sanguinare?

amazon-store

Ti potrebbe piacere anche

Nessun commento

Invia un commento