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recensione film l'uomo del labirinto

L’uomo del labirinto (NO SPOILER) / Il film

Il confronto tra il libro e la trasposizione cinematrografica

Il secondo film di Donato Carrisi tratto dall’omonimo romanzo

Era un evento atteso e ovviamente non potevo perdermelo. La ragazza nella nebbia, il precedente, mi era piaciuto. Con questo devo dire che sono molto indecisa. Premetto che non sono una critica cinematografica e non ambisco nemmeno a diventarlo, ma guardo i film da semplice spettatrice. E dico senza pretese quello che mi è piaciuto e quello che non mi è piaciuto. 

Primo punto: il film è molto fedele al libro, ma difficilmente potrebbe essere altrimenti. Anche se nella pellicola le immagini della città strana, dai colori elettrici, sembra molto, troppo irreale. Come il modo di muoversi, parlare, recitare dei suoi protagonisti. Anche i due attori protagonisti, del calibro di Dustin Hoffman e Toni Servillo, appaiono in qualche modo innaturali, anche parodistici.

Tutto, almeno all’inizio, è poco credibile. Sembra quasi una parodia di un thriller. Credo che accada quando un film italiano viene girato all’americana. Poi, entrando nella storia, mi sono lasciata prendere maggiormente. Non so, però, se chi arriva in sala senza aver letto il libro riesca ad apprezzare e comprendere ugualmente chi siano i personaggi e come e perché si muovono.

Mi sembrano forzate le frasi pronunciate verso la telecamera, per spiegare allo spettatore quali sono i pensieri del personaggio. Al contrario, ho apprezzato maggiormente il finale, che nel libro mi era sembrato molto macchinoso. 

Insomma, giudizio non entusiastico. Si poteva fare molto di meglio, con una trama così e con un rapitore da sconfiggere “nella mente” e nei labirinti della coscienza. Un obiettivo centrato con il libro, un po’ meno con il film. 

La trama

«Questo è un gioco, vero?» Samantha Andretti è stata rapita una mattina d’inverno mentre andava a scuola. Quindici anni dopo, si risveglia in una stanza d’ospedale senza ricordare dove è stata né cosa le è accaduto in tutto quel tempo. Accanto a lei c’è un «profiler», il dottor Green: sostiene che l’aiuterà a recuperare la memoria e che insieme cattureranno il mostro. Ma l’avverte che la caccia non avverrà là fuori, nel mondo reale. Bensì nella sua mente. «Questo è un gioco, vero?» ripete, dubbiosa, la ragazza. Bruno Genko è un investigatore privato. Quindici anni prima è stato ingaggiato dai genitori di Samantha per ritrovare la figlia. Adesso che la ragazza è riapparsa, sente di avere un debito con lei e proverà a catturare l’uomo senza volto che l’ha rapita. Ma quella di Genko è anche una lotta contro il tempo. Perché un medico gli ha detto che gli restano due mesi di vita. E, per uno scherzo del destino, quei due mesi sono scaduti proprio nel giorno in cui Samantha è tornata indietro dal buio. Chi giungerà prima alla verità: l’investigatore o il profiler?… Ma siamo sicuri che, alla fine di tutto, ci sia un’unica verità? Perché questa non è un’indagine come le altre… Qualcuno ha un segreto, qualcuno sta mentendo. E da qualche parte, là fuori, c’è un labirinto pieno di porte. E dietro ognuna si nasconde un enigma, un inganno. In questo gioco nella mente dello spettatore, il labirinto di cui sei prigioniero è già dentro di te.

Leggi la recensione del libro L’uomo del labirinto 

Link al sito ufficiale di Donato Carrisi 

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