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Da molto lontano / Roberto Costantini

Michele Balistreri e un dolore che arriva da molto lontano

Dalle Notti Magiche del 1990 ai giorni nostri

Recensione Da molto lontano di Roberto Costantini. Sono 600 pagine, ma ogni volta che incontro nuovamente il commissario Michele Balistreri non me ne vorrei più separare. Perché il suo autore, Roberto Costantini, ci ha ormai abituati ad aspettare. E il risultato sono sempre romanzi di gran qualità. Ancora una volta, come già nel primo “Tu sei il male”, troviamo l’Italia addobbata di bandiere, in questo libro per le “notti magiche” dei Mondiali del 1990. E’ la prima parte della storia, con un mistero che resta non risolto del tutto. A riaprire il caso, nel 2018, è un macabro ritrovamento.

Balistreri è ormai in pensione e sembra aver trovato un precario equilibrio nella famiglia che è riuscito a costruirsi. Non vi svelo nulla di più: ormai sapete che non amo raccontare le trame.

Come sempre, nei libri di Costantini lo specchio dell’Italia

Posso solo anticipare che il mistero che il commissario più politicamente scorretto del mondo della letteratura si troverà di fronte all’ennesimo caso intricato. Ma non leggo mai i libri di Costantini solo come dei gialli. Perché c’è sempre molto di più.

L’autore racconta l’Italia, i suoi vizi, i momenti più delicati della sua storia. E come sempre Balistreri critica la corruzione, la capacità del nostro Paese e dei suoi abitanti di vendersi al miglior offerente e di salire sul carro dei vincitori. Nessuno si offenda. La sincerità è disarmante.

Mi sono come sempre appassionata ai personaggi femminili, come sempre croce e delizia di Balistreri. Che anche in questo romanzo, anzi, forse ora più che mai, deve affrontare i fantasmi del suo passato. La morte di sua madre Italia, il rapporto con il padre, l’innocenza perduta nella sua lontana adolescenza in Libia. “Da molto lontano” è il titolo, come si legge in un dialogo.

“In certi casi o ti uccidi o riesci a guardare te stesso da molto lontano, dimostrando ogni giorno di essere meglio di ciò che eri”. “Dimostrando a chi?”  Mi guardò, sorpreso. “A te stesso, ovviamente”.

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