27 Mar Eravamo tutti vivi / Claudia Grendene
La morte cambia le cose dei vivi
Storia di una generazione
Recensione eravamo tutti vivi di Claudia Grendene
Sarà perché è un romanzo che parla della mia generazione, sarà perché effettivamente non ne ha ancora parlato quasi nessuno.
Eravamo tutti vivi è l’ottimo esordio di Claudia Grendene. Un romanzo corale nel quale le storie di un gruppo di amici si intrecciano nella città universitaria per eccellenza, Padova, e da lì si allontanano per poi ricontrarsi.
A riunirli, anni dopo la laurea, è la morte di uno di loro. Dal funerale la narrazione procede a ritroso, scavando nelle vite e nei sogni infranti di ciascuno di loro. La storia ritorna all’inizio a quando “eravamo tutti vivi”.
La morte di Max e il momento della verità
La morte di Max, forse il più problematico e meno compreso del gruppo, è come un momento di rottura nella routine di ciascuno. Il momento in cui i sei protaognisti rimasti in vita fanno i conti con il passato. E con il proprio presente. Perché nella bara, con Max, c’è un pezzo di ciascuno di loro.
E’ una generazione strana quella che racconta Grendene. I giovani degli anni novanta-duemila che si sono confrontati con speranze e desideri in grande. E che poi hanno visto crollare gli ideali del movimento no-global nei fumogeni e nel sangue di Genova. Che ha visto il lavoro diventare precario e la costruzione del muro di via Anelli.
Le rivolte studentesche sono ormai finite, quasi tutti si trovano un lavoro per poter condurre una vita borghese, di sicurezze e tranquillità. I grandi amori della gioventù diventano spesso matrimoni soffocanti. Le lauree faticosamente conquistate, tra enormi sacrifici per pagare la retta, almeno per qualcuno, conducono a lavori precari. O impieghi insoddisfacenti.
Le donne, cresciute con ideali di libertà e femminismo, fanno i conti con una società in cui lavoro, maternità e realizzazione personale sono ancora di fatto incompatibili.
Un romanzo corale
Dall’accettazione, alla ribellione. Ciascuno a suo modo si trova a sopravvivere nelle condizioni che la vita gli ha imposto. Tuttavia senza il coraggio di cambiare, di stravolgere veramente la propria realtà.
Eravamo tutti vivi è un romanzo corale. La pluralità dei personaggi e la complessità delle vicende che si intrecciano credo renda bene l’idea che si tratta del ritratto di una generazione, che è anche la mia.
Alla forza della storia, all’abilità di tenere sotto controllo una trama così complessa e una ricchezza notevole di personaggi, Grendene unisce l’ottimo stile di scrittura.
Le parole, le frasi, il ritmo sono eleganti, evocative e portatrici i quel senso di malinconia che pervade il romanzo. Ho amato le descrizioni di Padova, dei portici, dei caffè, delle sale studio, del sottofondo diurla sguaiate per le lauree e delle biciclette. Ho amato i tratti delicati e spietati al tempo stesso con i quali dipinge i personaggi, tra canzoni, momenti di felicità e fallimenti.
Se questo è l’esordio, per Marsilio, non vedo l’ora di leggere il suo prossimo libro.
Nessun commento