20 Mar Fedeltà / Marco Missiroli
La fedeltà è un'ancora che ci permette di non essere travolti nella tempesta
Prima di tutto, sii fedele a te stesso
Recensione Fedeltà di Marco Missiroli.
Ho riflettuto abbastanza prima di scrivere questa recensione. Soprattutto su quello che ha significato per me. Ho cercato innanzitutto di non farmi condizionare dalla critiche, in gran parte abbastanza spietate, del romanzo atteso di Missiroli, ora candidato allo Strega 2019.
Credo che leggere la storia semplicemente come quella di una coppia innamorata, ma che sperimenta inevitabilmente la noia, la routine, i fallimenti dei propri sogni e che può cercare evasione nel tradimento, credo sia riduttiva. Quanto meno non dice nulla che in letteratura non sia mai stato detto. A cominciare dal professore, Carlo, il marito, invaghito di una brillante studentessa, Sofia. E fin qui.
Ho immaginato che in realtà la fedeltà di cui parla Missiroli è soprattutto quella verso se stessi. Su quello a cui si rinuncia per l’ingiustificato timore di ferire gli altri o, viceversa, per renderli felici. Sul fatto che spesso ci si nasconda dietro alla fedeltà (intesa ad ampio raggio non solo come fedeltà coniugale), per trovare una scusa per non fare qualcosa di cui si ha paura. Carlo si nasconde dietro alla moglie Margherita per non ammettere a se stesso che è infelice, scontento, insoddisfatto. La sua voglia di tradire credo sia il suo vero tradimento verso se stesso e verso la vita che non ha il coraggio di avere, per guardarsi allo specchio ogni giorno e ritrovarsi.
Margherita è una donna più forte, pragmatica, ma che vede le sue certezze andare in pezzi quando si insinua nella sua vita il sospetto che il marito desideri tradirla. Ma anche lei tradisce se stessa: “barando” nel suo lavoro di agente immobiliare per ottenere a un prezzo migliore la casa che desidera e che ritiene possa restituire pace ed equilibrio al suo matrimonio.
E poi ci sono i personaggi comprimari. Sofia, che è sospesa tra l’infanzia a Rimini dopo la morte della madre, e il sogno della vita milanese e di diventare scrittrice. Andrea, che ancora non riesce ad accettarsi e ha bisogno di partecipare a gare clandestine di pugilato per sentirsi meglio. E soprattuto Anna. La madre di Margherita ha fatto la sarta tutta la vita. E’ stata fedele a suo marito, che forse non l’ha ricambiata con altrettanto rispetto. La sua forza si sprigiona nei ricordi della sua gioventù e nel suo essere una guida per la figlia, ma anche per Carlo.
Piacerà a chi cerca un libro scritto bene.
Al di là delle riflessioni sull’interpretazione della storia e su cosa per ciascun lettore significhi la parola fedeltà, credo che questo romanzo sia veramente scritto bene, come raramente accade ultimamente. Lo stile è un continuo flusso, che passa da un personaggio all’altro, da un vissuto all’altro con morbidezza e direi anche con piacevole armonia. La finale dello Strega è meritata.
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