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Tredici canti (12+1) / Anna Marchitelli

Vite dei pazienti dell'ospedale psichiatrico Bianchi di Napoli

Recensione Tredici canti di Anna Marchitelli. La follia è sempre stato un tema estremamente affascinante nella letteratura, nell’arte, nella musica. Ma c’è stato un tempo in cui essere considerati folli voleva dire essere rinchiusi tra quattro mura e dimenticati dal mondo.

E’ quello che è accaduto anche ai pazienti dell’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli, in Calata Capodichino. Un edificio che sembra una fortezza, all’interno della quale si consumarono le esistenze e le storie di persone note o completamente sconosciute.

E’ a loro che la giornalista e scrittrice Anna Marchitelli ha voluto restituire la voce che avevano perso, dopo essere stati come sepolti già da vivi, andando a scavare tra le oltre sessantamila cartelle dell’ospedale. Ha scelto 13 persone, tra Ottocento e Novecento, e, tra dati storici e creazione, ne ha raccontato la vita.

Il risultato è un volume pieno di poesia, di spunti, di suggestioni. A tratti commovente, a tratti inquietante. L’autrice è stata estremamente brava non solo nella ricostruzione dei personaggi, alcuni famosi, come il matematico Renato Caccioppoli, ma addirittura nell’assumerne il punto di vista.

La società ha sempre temuto la follia.

Come teme chi va contro corrente, chi non si uniforma, chi vede immagini e sente voci che non appartengono alla realtà empirica.

Le tredici vite raccontante nei “Canti” di Anna Marchitelli, come spiega la stessa autrice, restituiscono, con grande abilità letteraria e poetica, luce alle esistenze che si sono consumate nel buio dell’ospedale psichiatrico.

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