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I finalisti dello Strega secondo Me(g) 2019 / Meg racconta

Anche quest'anno ho partecipato all'incontro con la mitica "cinquina"

Anche quest’anno, come nel 2018, ho partecipato al teatro Il Maggiore a Verbania all’incontro con i cinque finalisti dello Strega 2019. Prima, ho avuto modo di conoscerli per pochi minuti durante un incontro riservato alla stampa.

L’impressione è che il livello quest’anno, senza nulla togliere alle edizioni precedenti, sia molto alto. Ottime scritture, storie importanti. Poi, chiaramente ognuno ha i propri gusti e le proprie sensazioni.

Mi ha colpito molto Marco Missiroli, in finale con Fedeltà.

Bravissimo nell’eloquio come nella scrittura, ha saputo spiegare perché il suo libro, pur trattando uno dei temi più utilizzati in letteratura, dica comunque qualcosa di nuovo.

“Se togliamo al tradimento tutti i cliché – ha detto – resta quella che chiamiamo riduttivamente avventura. Che è formazione. Il prezzo è il dolore, proprio o degli altri, oppure un senso di leggerezza”.

Ha spiegato anche altri aspetti del suo romanzo, come la scelta di affibbiare ad Andrea la passione per i combattimenti clandestini tra cani.

Non dimenticherò come ha spiegato la scelta di raccontare il dolore “sordo” che vivono i suoi personaggi come la maggior parte delle persone, che non sfocia in scene madri, ma per questo ancora più vero ed efficace.

Claudia Durastanti, autrice de La Straniera,

è rimasta per me un mistero. Intelligentissima, con un bagaglio culturale grandissimo soprattutto per i suoi trent’anni.

Una storia familiare unica, che racconta nel suo romanzo, eppure il suo modo di parlare, così come quello di scrivere, non mi riesce a coinvolgere. Credo che in parte sia proprio questo il suo scopo, come lei stessa mi ha spiegato: raccontare dei suoi genitori, della sua vita, assumendo un punto di vista esterno.

Terrò il giudizio in sospeso fino al prossimo romanzo.

Benedetta Cibrario ha spiegato come mai ha scelto

di raccontare nel suo Il rumore del mondo la storia di una donna inglese nella Torino post Restaurazione.
Mi ha affascinata la descrizione che ha fatto del Piemonte che si prepara alle guerre di Indipendenza.

Ha spiegato come i grandi cambiamenti storici non comincino da un giorno all’altro, ma siano preparati dalle idee di chi comprende lo spirito della propria epoca. Così come il Piemonte che a breve diventerà una monarchia costituzionale e inizierà a costruire l’Italia.

Non vedo l’ora di leggerlo.

Nadia Terranova ha confermato pienamente

le idee che mi ero fatta leggendo il suo bellissimo Addio fantasmi

Mi ha dato l’impressione che la profondità della sua scrittura nasca dalla sua profondità d’animo. D’altronde non avrebbe potuto scrivere un libro in cui il senso del dolore è così forte e costante, come una sveglia ferma da trent’anni alle 6:16 (leggendo capirete perché).

Chiacchierando con lei, ho detto che la famiglia di Ida, la sua protagonista è “complicata” e lei mi ha risposto: “E quale famiglia non lo è? La famiglia può essere un luogo in cui ci si ama moltissimo, ma anche un inferno”.

Purtroppo non c’era Antonio Scurati. 

Peccato, avrei voluto sentirlo parlare e conoscerlo dal vivo prima di decidere se affrontare la lettura di “M. Il figlio del secolo”. Alla fine credo che lo leggerò comunque.

Per concludere, confermo che il Premio Strega 2019 ha un livello veramente alto. Mi sono fatta un’idea su chi vincerà, ma non ve la svelo.  Ne parleremo dopo la premiazione.

 

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