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Intervista allo scrittore Leonardo Gori su “L’ultima scelta” /

Da poco è uscito il suo nuovo romanzo per Tea, “L’ultima scelta. Il colonnello Arcieri e l’inverno della Guerra Fredda”.

Intervista allo scrittore Leonardo Gori su “L’ultima scelta”

Siamo nel 1970 e il colonnello dei Carabinieri  Arcieri è ormai in pensione. Come lo ritroveranno i lettori?

Arcieri a dire il vero è già in pensione da un pezzo, dal 1967, e nella sua carriera ne ha viste di tutti i colori. Ha seguito quel “filo rosso” o “filo nero” che attraversa la storia di Italia dagli anni Trenta agli anni Sessanta e ha deciso di ritirarsi e di dimenticare tutto ciò che è stato.

Cerca di non guardare le proprie mani che, da ufficiale dei Servizi Segreti, ha inevitabilmente un po’ sporcato.

Ha scoperto una nuova vita, ha aperto una trattoria per un gruppo di giovani amici sessantottini, tutti personaggi un po’ particolari. Tra l’altro ha scoperto il Sessantotto come un nuovo vento che soffia in tutto il mondo.

Nonostante i propositi, però, si trova coinvolto in una nuova vicenda intricata con spie internazionali. Come mai cede?

Perché viene preso per i capelli, ovviamente non svelo come.  Arcieri in questo momento della sua vita rifiuta le contorsioni di politica, terrorismo, intrecci in cui è bene non guardare.

Eppure è costretto a rimetterci le mani e lo fa in una vecchia villa in rovina dimenticata da tutti nella campagna della Toscana, in mezzo un bosco. Incontra vari personaggi, tra i quali anche un agente americano.


Un periodo di storia in cui forse ancora molto non si conosce. O, forse, non si vuole sapere la verità?

In un’avvertenza alla fine del romanzo dico che la verità è una pietruzza indistinguibile in una montagna di inganni. E’ inutile cercare di chiarire tutte le trame intricate che partono da Piazza Fontana il 12 dicembre del 1969.

Scoprire come sono andate le cose è impossibile, proprio perché la disinformazione è l’anima dei servizi segreti. E’ ciò su cui è nata la strategia della tensione.

Per me era importante restituire quella sensazione di orrori che si potrebbero nascondere dietro ogni volto, ogni angolo, ma anche della nascita di un mondo nuovo, rivoluzionario.

Questa contraddizione, che vedevo da bambino nel 1970 guardando con occhi terrorizzati la televisione, è quella che ho cercato di rendere nel romanzo.

Il colonnello Arcieri è ancora una volta protagonista di un suo libro. Cosa prova uno scrittore che trascorre gran parte della sua carriera in compagnia dello stesso personaggio?

Arcieri è il mio personaggio principale. Tra l’altro annuncio qui che i miei romanzi saranno riditi da Tea Libri a paritre da settembre a partire da Nero di Maggio, la sua prima indagine.

I libri seguono due filoni: alcuni hanno come protagonista il giovane capitano dei Carabinieri Bruno Arcieri cooptato nei Servizi Segreti, tra il 1938 e la Seconda guerra mondiale. Negli altri Arcieri, ambientati negli anni Sessanta, è un colonnello in pensione. 

Mi trovo  quindi a confronto con un personaggio sia giovane che vecchio e, quindi, con due vite.

Ci può svelare qualcosa sul suo prossimo libro?

Non posso annunciare molto, ma sicuramente nel prossimo romanzo, gli Anni 30 torneranno, non solo con la riedizione di Nero di Maggio, ma anche con qualcosa di nuovo che avrà ancora il giovane Arcieri come protagonista.

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