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L’uomo che inseguiva la sua ombra / David Lagercrantz

Quinto capitolo della saga di Millennium con Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist

RECENSIONE L’UOMO CHE INSEGUIVA LA SUA OMBRA DI DAVID LAGERCRANTZ. Purtroppo il quinto capitolo della saga Millennium, il secondo a firma di David Lagercrantz dopo la prematura scomparsa di Stieg Larsson, mi ha delusa. Non è un brutto romanzo, ma, ahimè, non siamo ai livelli dei precedenti.

Lisbeth, nonostante nel precedente romanzo Quello che non uccide abbia salvato la vita di un bambino e sventato un complotto internazionale, si trova in un carcere di massima sicurezza per rapimento di minore.

Nel frattempo ne ha approfitta per fare ricerche sul proprio passato e chiede aiuto al giornalista Mikael Blomkvist. Emergono esperimenti sociali inquietanti, su coppie di gemelli separati e affidati a famiglie diverse.  Intanto, però, in carcere la detenuta più pericolosa, prende di mira una giovane pakistana, in prigione per aver ucciso il fratello.

Lisbeth, che come sappiamo è molto intollerante nei confronti delle ingiustizie, interviene per salvare la ragazza. Emerge così una storia di radicalismo islamico nella comunità pakistana di Stoccolma.

Nel complesso, la storia è come sempre ben congeniata e costruita. Secondo me, però, la parte di narrazione dedicata agli esperimenti sui gemelli toglie spazio ai protagonisti, che appaiono e scompaiono, ma che incidono poco su una vicenda che sembra dipanarsi quasi da sola. Per non parlare di Erika, direttore di Millennium, ridotta a poco più di una comparsa. Stessa sorte per il commissario Bublanski, Sonja Modig e l’hacker Plague.

Finalmente si svela il significato del tatuaggio di Lisbeth che raffigura un drago. I nemici della giovane eroina sembrano coalizzarsi contro di lei, ma l’atteso scontro finale con la gemella Camilla non avviene. Credo che sia rimandato al libro successivo.

Nel romanzo si affrontano come sempre temi di stretta attualità, come la radicalizzazione di immigrati di religione musulmana e gli andamenti della Borsa e le ripercussioni sulla società.

Ho trovato anche che manca un po’ di suspence, progressivamente sempre in calo dalla trilogia di Larsson. Siamo ben lontani da “Uomini che odiano le donne”. Spero in bene per il prossimo romanzo perché Lisbeth, Erika, Mikael e Bublanski sono ormai degli amici ai quali non posso rinunciare.

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