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L’amica geniale / Elena Ferrante

Quando l'amicizia è più forte del destino

Ho letto con grandi aspettative “L’amica geniale”, primo capitolo della quadrilogia dell’autrice che non ha svelato la sua identità, sulla quale si è recentemente sollevato un polverone. Grandi aspettative per le migliaia di recensioni, per aver trovato questo libro tradotto nelle rispettive lingue in tutti i viaggi all’estero, e per il titolo invitante. Sinceramente sono rimasta un po’ delusa. I primi capitoli sono stati particolarmente faticosi. Lo stile per me è troppo barocco, troppe ripetizioni, ridondanze, descrizioni troppo particolareggiate. In centinaia di pagine si narra quello che potrebbe stare al massimo nella metà. La storia è interessante, l’ambientazione, la Napoli tra Dopoguerra e Anni ’60 è affascinante. Il personaggio di Lila, l’amica della protagonista, è costruito in modo da accattivare subito il lettore e da attirarne tutte le simpatie. La protagonista, Lenù, goffa e impacciata, ma intelligente, “geniale”, come la definisce Lila, racconta dal suo punto di vista l’infanzia difficile, la voglia di emergere, lo studio come strumento di riscatto. Il rapporto con Lila, il cui carisma incute timore e una sorta di senso di reverenza tra tutti i bambini del quartiere, per lei è un continuo stimolo a crescere e migliorarsi. Ciò nonostante, questo romanzo non è riuscito a catturarmi, sia per lo stile che per la trama.

TRAMA
In un rione della Napoli del Dopoguerra, nasce l’amicizia tra due bambine, Lenù e Lila, legate dalla voglia di scoprire e di imparare. La vita però pian piano le allontana. Mentre Lenù continua gli studi, prima alle Medie e poi al Ginnasio, il padre di Lila, calzolaio, dopo le elementari le imedisce di andare ancora a scuola. Tra gli amori dell’adolescenza, il mondo intorno a loro che cambia rapidamente, i sogni e le delusioni, le due amiche diventano l’una la forza dell’altra. Il romanzo termina con il matrimonio di Lila. Il proseguimento della storia è nei tre libri successivi: “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta” e “Storia della bambina perduta”.

 

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1 Commento
  • Daniela Ribera
    Pubblicato alle 18:22h, 06 Novembre Rispondi

    La verità? Ne ho lette 15 pagine, poi mi sono ricordata di Pennac e mi appellata al “diritto di non finire un libro”.

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